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Le microplastiche: un’emergenza globale

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Le microplastiche sono contaminanti ambientali ubiquitari che possono essere presenti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. La loro ampia diffusione negli alimenti, inclusi quelli destinati all’infanzia, rappresenta una minaccia emergente per la salute umana.

di Daniela Delfino e Valentina Gallo

A partire dagli anni 50 la plastica è diventata parte della nostra vita quotidiana, grazie ai suoi numerosi aspetti positivi, quale la leggerezza, l’elevata resistenza e i bassi costi di produzione. La plastica viene utilizzata in svariati settori dagli imballaggi ai prodotti per la cura della persona, dall’agricoltura all’edilizia fino al settore tessile. Tuttavia esiste un rovescio della medaglia: l’enorme consumo di plastica e la grande quantità di rifiuti ad essa associata sta diventando un problema globale per le conseguenze che possono avere sulla salute umana le microplastiche. Le microplastiche sono dei piccoli frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 mm che possono derivare dalla degradazione degli oggetti di plastica più grandi, o possono essere rilasciate tal quali nell’ambiente a seguito, ad esempio, del lavaggio di capi sintetici, abrasione dei pneumatici durante la guida o utilizzo di prodotti per l’igiene personale (es micro-particelle aggiunte intenzionalmente nello scrub, residui di dentifricio ecc). Ma in che modo e in che misura le microplastiche rappresentano un rischio per la salute umana? In un articolo proposto da un gruppo di ricercatori dell’università di Danzica in Polonia (https://doi.org/10.1080/10408398.2022.2132212), vengono passate in rassegna le principali vie di esposizione alle microplastiche, le principali fonti di inquinamento e i loro effetti avversi per la salute. L’esposizione può avvenire attraverso l'inalazione, i contatti della pelle e delle mucose, o l’ingestione di cibo e bevande contaminate. A causa delle loro ridotte dimensioni le microplastiche rilasciate nell’ambiente, in particolar modo nei mari, possono essere ingerite dagli animali ed entrare così nella catena alimentare. Inoltre, la contaminazione del suolo può comportare invece un trasferimento di microplastiche alle piante e di conseguenza agli alimenti di origine vegetale. Gli imballaggi a contatto con alimenti e bevande rappresentano un’altra importante fonte di contaminazione, insieme agli utensili da cucina impiegati per la preparazione, lavorazione, cottura e conservazione degli alimenti. Tra le fonti principali alimentari di microplastiche vi sono il pesce, i crostacei, l’acqua e il tè, la birra, il vino, le bevande energetiche, il latte, il sale, lo zucchero, il miele, la carne di pollame, frutta e verdura. Le microplastiche possono essere trasportate ad esempio anche dalle api nell’alveare durante la raccolta del nettare. Le microplastiche possono comportare il rilascio di contaminanti chimici, oltre a facilitare il trasporto di sostanze quali additivi, metalli pesanti, inquinanti organici, medicinali e pesticidi, con la possibilità di amplificare gli effetti nocivi di questi contaminanti. Le loro superfici forniscono un ambiente ideale per la crescita di agenti patogeni, rendendoli così possibili portatori anche di contaminanti biologici.
Si ritiene che la via di esposizione più comune sia rappresentata dal tratto gastrointestinale. Si stima che le persone in tutto il mondo possano ingerire involontariamente da 0,1 a 5 g di microplastiche a settimana, con la possibilità di indurre alterazioni del microbiota, infiammazione ed effetti negativi sui sistemi immunitario, endocrino, riproduttivo e digestivo. Inoltre, l’esposizione a questi contaminanti è associata a stress ossidativo, danni al DNA, disturbi metabolici, aumento del rischio di sviluppare il cancro, malattie respiratorie e neurodegenerative.
Nella review (https://doi.org/10.3390%2Flife14030371) gli autori sottolineano l’importanza di valutare la vulnerabilità dei bambini e delle donne in gravidanza per quanto riguarda l’esposizione alle microplastiche. Neonati, lattanti e bambini sono particolarmente sensibili alle sostanze tossiche, poiché non possiedono enzimi metabolizzanti sufficientemente sviluppati e hanno una ridotta capacità di rimuovere le tossine.

Un’altra possibile preoccupazione riguarda i potenziali rischi delle microplastiche durante la gravidanza, è infatti possibile che esse vengano traslocate dalla madre al feto, accumulandosi nel feto stesso o nell’embrione. Neonati, bambini e donne in gravidanza sono costantemente esposti alle microplastiche, principalmente attraverso l’aria, il cibo o le bevande contaminate. L’esposizione può avvenire anche
attraverso la placenta, il latte materno e materiali che entrano in contatto con gli alimenti. I bambini entrano più frequentemente a contatto con le microplastiche attraverso giocattoli, ciucci, biberon, oltre che tramite il contatto con tappeti e pavimenti in plastica. Nonostante la consapevolezza della presenza ubiquitaria delle microplastiche nell’ambiente, viene prestata ancora poca attenzione alla loro presenza negli alimenti, in particolare a quelli per l’infanzia. Uno studio del 2023 (https://doi.org/10.1016/j.foodchem.2023.138246) ha avuto come
obiettivo quello di valutare la contaminazione da microplastiche nei prodotti per lattanti. Sono state analizzate sia formule di base che ipoallergeniche, anti-colica e anti-reflusso, disponibili sul mercato europeo. La contaminazione da microplastiche è stata confermata in tutti i campioni testati, con concentrazioni più elevate nelle formule conservate in contenitori compositi a 3 strati rispetto a quelle conservate in contenitori di alluminio. I risultati ottenuti hanno permesso di stimare un’assunzione di 6-176 microplastiche al giorno per neonati da 0 a 6 mesi, considerando le formule come la loro unica fonte di nutrimento. L’identificazione di microplastiche nei prodotti destinati all’alimentazione per l’infanzia evidenza l’importanza di ridurre al minimo il contatto tra plastica e cibo sia durante il processo di produzione
che dopo l’immissione in commercio. Alla luce di tutto questo, è fondamentale aumentare la consapevolezza pubblica in merito alla
contaminazione alimentare da parte delle microplastiche e in particolare all’esposizione dei bambini. Ad oggi la loro presenza negli alimenti non è stata regolamentata e i potenziali effetti dell’esposizione cronica a questi contaminanti sono ancora incerti; tuttavia, i dati di ricerca ottenuti sollevano preoccupazioni. Per queste ragioni sarebbe auspicabile un monitoraggio continuo della contaminazione alimentare da microplastiche. Attualmente c’è ancora una carenza di metodi standardizzati per l’estrazione delle microplastiche da diverse tipologie di campioni e le metodologie analitiche sviluppate rendono difficile una comprensione esaustiva del problema. Inoltre, non esistono ancora tecniche in grado di rilevare particelle di dimensioni inferiori a 1 μm. È quindi fondamentale sviluppare procedure analitiche più sensibili per la loro identificazione, al fine di garantire standard di qualità adeguati negli alimenti, che sono annoverati tra le fonti principali di microplastiche. Ciò consentirà una valutazione più precisa dei rischi per la salute umana associati alla presenza di microplastiche nei prodotti alimentari.
Tags
Microplastiche, salute umana, contaminanti.
Bibliografia
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microplastics. Critical Reviews in Food Science and Nutrition, 64(11), 3502–3521.
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microplastics in infant formulas–A potential health risk for children. Food Chemistry, 440, 138246.